Luigi D'Amico - Parrozzo e Storia d'Abruzzo
Luigi D'Amico - Parrozzo e Storia d'Abruzzo
Le prime notizie sull'Azieda Luigi D'Amico di Pescara rialgono alla metà del XIX secolo quando un primo Luigi D'Amico riforniva le tre principali attività economiche di Pescara dell'epoca, commerciando in polvere da sparo per la Fortezza Spagnola, in vino e farina per le truppe e in reti da pesca e pesce per calafatare le barche per l'attività di pesca.
Il Figlio Biagio dovette cessare le prime due per il venir meno dell'importanza strategica della Fortezza a seguito della raggiunta unità d'Italia, ma proseguì con i prodotti e le attrezzature da pesca; a quella attività affiancò il commercio di prodotti alimentari di livello qualitativo elevato e un'attività di produzione dolciaria; questa però anonima e senza un marchio distintivo.
Suo figlio Luigi ebbe l'idea imprenditoriale di creare un prodotto dolciario tipico abruzzese che avesse un fortissimo legame con le tradizioni della nostra regione. Dal capo pasticciere dell'epoca incominciò a far fare prove su prove fin quando raggiunse il suo obiettivo. Un prodotto da forno di pasta battuta con farina di mandorle rezze e ricoperto di finissimo cioccolato fondente che traeva origine da un prodotto tipico dell'alimentazione contadina: la pagnotta di farina di granoturco cotta nel forno a legna. Infatti i contadini portavano il grano al molino dove si faceva la farina bianca per il pane dei "signori", mentre con la farina di granoturco facevano il pane per la propria alimentazione che era "rozzo" rispetto a quello fatto con la farina bianca.
Quindi creò la trasposizione dolciaria di questo pane rozzo, riproponendo il giallo rossiccio del granoturco con le uova, ricoprendolo di cioccolato fondente per simulare le bruciacchiature superficiali tipiche dei prodotti da forno a legna e mantenedo la forma semisferica della pagnotta.
Come vestito scelse una grafica che rappresentava gli elementi di un cespuglio: rametti, foglioline e bacche, un contenitore ecologico ma molto ante litteram (parliamo di un secolo fa). Come elemento per comporre il Marchio di Fabbrica scelse la spiga di grano, due pacifiche gallinelle rampanti (materie prime fondamentali) ed il proprio monogramma LDA.
Mancavano il nome e un "testimonial" forte per promuovere il prodotto. Così nel 1926 il giovane Luigi manda il prodotto al Vittoriale, chiedendo a Gabriele D'Annunzio di tenerlo a battesimo. D'Annunzio e il padre Biagio erano stati ragazzi assieme e vicini per via della parentela della moglie Hilde Bucco con il Poeta. La madre di Hilde infatti era Teresa Onofri, figlia del Duca Onofrio di Paganica e di Marianna De Bendictis, sorella della madre di D'Annunzio.
Inopinatamente il Vate risponde con un simpaticissimo madrigale in dialetto abruzzese, primo pezzo di un epistolario che proseguirà fino alla morte di D'Annunzio. In questa poesia compare per la prima volta la parola "Parrozzo", evidentemente sintesi di Pane Rozzo.